giovedì 27 dicembre 2012

L'asino Bu e la vecchia lumaca.

L’asino Bu viveva nella vecchia stalla di mastro Fornaio, il più bravo panettiere di Casal Borgone.
Il suo pane era profumatissimo e l’intero paesino si svegliava al mattino con questo intenso profumo di buono.
Tutti tranne Bu, essendo Bu privo di narici.
Ma aveva una vecchia amica che fungeva da naso e gli spiegava gli odori: la lumaca Benedetta.
Quando c’era profumo di pane, la lumaca, con grazia e dovizia di particolari, si avvicinava all’asino Bu e gli diceva: “C’è un gran profumo di pane.”
“Sì, ma il pane di cosa sa?”, chiedeva Bu.
“Di pane”, rispondeva Benedetta.
L’asino Bu rimaneva sempre un po’ perplesso, visto che la lumaca non è che poi lo aiutasse così tanto a capire.
Era utile quanto una cerniera in faccia.
Tanto valeva sopprimerla.

martedì 18 dicembre 2012

Giovannino e la sua barchetta.

Nel paese di Chiesa di Sotto viveva un tenero vecchietto gentile dai modi cordiali di nome Giovannino.
Sin da piccolo aveva imparato l’amore per il mare e per le barche.
Suo padre infatti, il signor Rapone, gli regalò una barchetta, che pian piano crebbe con Giovannino diventando prima peschereccio e poi yacht, con tanto di equipaggio e servitù.
Giovannino però non poté mantenere tutta quella manovalanza e gentaglia, per cui fece la voce grossa e disse: “Gentili signori, scusate per la voce grossa ma oggi va così”.
Così Giovannino, abbandonò la nave che rimase praticamente in balìa di se stessa. Fece armi e bagagli e se ne andò.
Purtroppo le armi erano cariche.

giovedì 13 dicembre 2012

Orti, pascoli e pecorelle.

I pastori, contrariamente a quanto si dice sulle riviste di gossip, sono persone per bene.
Il pastore Geremia, ad esempio, era sempre stato rispettoso, educato e mai, dico mai, fuori posto.
Si diceva che era a casa, ed era effettivamente a casa.
Si diceva che era in bagno, e se si andava a verificare era effettivamente in bagno.
Un portento, dunque, con un bel gregge che lo seguiva in ogni luogo.
Per i prati, su per le montagne, giù per le vallate e i pascoli sterminati, ma anche in camera da notte e in cucina.
Era un gregge molto affezionato.
Finché un giorno non si trovò a pascolare nell’orto malefico.
Perché quell’orto si chiamasse “malefico” nessuno lo capì, a parte le pecore: dopo averne brucato decisero improvvisamente di portare tutte il segreto nella tomba.

martedì 4 dicembre 2012

L'incredibile storia della bimba postina.

Mantellina era una tenera bambina che viveva in campagna con la sua dolce mammina.
Accanto alla loro casa viveva la nonna, sempre presa dai suoi ricami e dai suoi merletti.
La mamma diceva: “Mantellina, porta la torta alla nonna”.
E mantellina usciva di casa felice e portava il dolce alla nonna.
La nonna diceva: “Mantellina, porta questi frutti a tua mamma”.
E Mantellina tornava dalla mamma col cesto colmo di frutti.
La mamma diceva: “Porta alla nonna questo pinolo”.
E la bimba andava dalla nonna col pinolo.
La nonna diceva: “Porta questo semino di sesamo alla mamma”.
Allora lì Mantellina, che ne aveva le tasche piene, comprò un fucile a canne mozze.
Finalmente in campagna tornò la quiete.

lunedì 26 novembre 2012

Il vecchio ciabattino.

Proprio lì in alto, in cima a quel monte imbiancato, si dice vivesse in estrema solitudine un vecchio ciabattino.
Niente di strano, si dirà, chissà perché. E invece ciò che si racconta ha dell’incredibile e del misterioso, perché il vecchio calzolaio in realtà si narra fosse un mago.
Un giorno non troppo lontano, infatti, madama Lorena ebbe bisogno di un paio di tacchi nuovi per le sue scarpette da cerimonia, un bel paio di sandali lilla dalla insolita forma molto allungata.
Madama Lorena, infatti, calzava un 58.
Qualsiasi ciabattino si sarebbe arreso di fronte a un impegno tanto gravoso, sudaticcio e irrisolvibile.
Il vecchio ciabattino invece no.
Quando madama Lorena, dopo aver attraversato i monti per ottenere i suoi servigi, bussò alla sua porta, il vecchio ciabattino aprì lentamente morendo subito dal freddo. Non si era reso conto che intanto era arrivato l’inverno. Per lui era ancora ferragosto.
Così, giacque congelato sul pavimento senza neanche il tempo di dire la sua parola preferita: “Frutteto”.

martedì 20 novembre 2012

La bella locanda dell'oste.

A Vanagloria viveva l’oste Mirko e sua moglie Rosaria Lapazza.
L’osteria si chiamava “Hostaria del vecchio sangue” e i servitori si chiamavano Mario e Robiola.
Tra di loro si chiamavano Ehi oppure Ohu.
Ogni sera avevano dei clienti fissi che si chiamavano Gianni, Rocco, Lauro, Mastro Coso, Minimo, Massimo, Roberto e Aurora.
Nella locanda al piano di sopra dormivano Federico Davanti, che preso alle spalle si chiamava invece Federico Didietro, e poi Marco Cocuzza Quadrata e Mirko, l’oste dell’osteria.
La malattia che sterminò tutta questa gente si chiamava Scannapolli e il dottore che non riuscì a curare l’epidemia si chiamava Franco Norcia.
Il cimitero che li ospita si chiama Terramara.
Ma potete anche chiamarlo Camposanto.

martedì 13 novembre 2012

Il libro parlante.

In occasione del suo compleanno, il cinghiale Canovaccio ricevette in dono dalla sua fidanzata cinghialina un libro parlante.
Il libro parlava davvero, con accento inglese e con flemma da lord.
Attraverso questo regalo, la cinghialina Filomena intendeva istruire Canovaccio alla vita, affinché imparasse le buone maniere e potesse fare il suo ingresso in società.
Il libro dal canto suo non aveva compito facile: il cinghiale Canovaccio era infatti rozzo e burbero.
L’impresa sembrava proprio ardua. Ma il libro si mise di impegno e istruì il cinghiale a bacchetta.
“Non mettere i piedi sul tavolo!”
“Lascia scendere prima di salire!”
“È severamente vietato sporgersi!”
“Giù i gomiti dal letto!”
“Non parlare con la bocca!”
Canovaccio era pronto per il suo ingresso in società quando fu abbattuto per fare il suo ingresso in macelleria.

lunedì 5 novembre 2012

Il forestiero nel regno di Manubria.

In un tempo molto lontano, quando ancora non c'era l'aereo, il telefono, il sugo e la manovella, nacque il regno di Manubria, un oasi di pace e di serenità.
Ma un'oasi vera, non di quelle che ti avvicini e poi scompaiono.
Nel regno di Manubria tutti viaggiavano su grossi mezzi con due ruote mossi da una catena collegata a due pedali, un'invenzione straordinaria del genio del regno, il grande Sirtano Mammaliturchi.
Un giorno arrivò nel borgo un forestiero venuto da ancora più lontano.
Mille feste e convenevoli furono organizzati per il viandante pellegrino.
In suo onore fu ucciso il miglior capretto, furono sgozzati fior di agnelli e evirati tutti gli uomini del borgo.
L’intero paese era in festa per la venuta dello straniero.
Il forestiero, incuriosito dai mezzi di locomozione utilizzati nel borgo, disse: Ehi, che belle biciclette!
Il genio del regno, il grande Sirtano Mammaliturchi, trasalì, accorgendosi che quel mezzo spartano eppur funzionante aveva già un nome e dunque anche una probabile altrui primogenitura.
Dallo sconforto accese la tv e si uccise guardando un programma della domenica pomeriggio.

mercoledì 31 ottobre 2012

Franco Fango e la città senza abitanti.

La vecchia cittadina di Passerotto era famosa in tutto il mondo per il numero dei suoi abitanti.
1.
Per cui diciamo pure che la vecchia cittadina di Passerotto era famosa in tutto il mondo per il numero del suo abitante.
1.
Il suo nome era Franco Fango.
Il suo cognome era il più diffuso in città.
Tutti lo avrebbero conosciuto, se ci fossero stati, ma non c’erano, per cui non potevano conoscerlo.
Se qualcuno, anche di passaggio, anche per puro caso, fosse passato di lì, l’avrebbe conosciuto, ma non passava nessuno.
Non c’erano strade, né palazzi.
Solo la sua casupola in terracotta.
Franco Fango era veramente atterrito dalla situazione.
Un giorno si ammalò e una rana socievole gli portò uno sciroppo magico.
La rana in realtà non era socievole, ma un raro esemplare di Rana Sicario, una  specie diffusa nella vecchia Europa.
Tutti gli abitanti del paese, tranne Franco fango, corsero ad ammirarla.

mercoledì 17 ottobre 2012

Il sire ranocchio

Tutti hanno un capo nella vita.
Operai, braccianti, manovali, tecnici e operai eseguono gli ordini di chi ha più potere e ne sa più di loro, tranne i fabbri, che sanno già tutto e giustamente non accettano consigli nemmeno dagli sconosciuti.
Nel regno di Barbagia il capo del popolo era un ranocchio dal nome Cartesiano, il quale con sommo gaudio e piacere aveva ereditato il regno dal suo folle padrone, il re Quadrato Cateto.
Morto di tifo calcistico, il re lasciò tutto il regno al ranocchio, il quale ad ogni richiesta e decisione rispondeva con un Cra, gonfiando la gola e facendo un salto da campione.
Un giorno tutta Barbagia, per quanto stranita dalla situazione, decise che era giunto il momento dell'investitura ufficiale, organizzando un palio degli anelli in onore del nuovo sire e forgiando una piccola e brillante corona costruita appositamente per lui.
Magistrale fu il banchetto a base di pesce e cacciagione, ma il re tardava ad arrivare, finché un suddito non lo riconobbe nel suo piatto, fritto e impanato alla Veneziana.
La solita fine di quasi tutti i re!
Ma la panatura era ottima e nemmeno tanto grassa.

mercoledì 3 ottobre 2012

Davide il pescatore.

C'era una volta un giovane pescatore corteggiato da molte fanciulle, di qualunque sesso.
Davide era il suo nome e ogni mattina prendeva canna e attrezzi e si recava al lago, dove pescava il necessario per vivere, dalle Anze alle Ulle.
Era esperto nella pesca della Razza a muso porcino, specie di anguilla che rivendeva a poco perché cibo povero e immangiabile sebbene ricco e commestibile.
Una mattina, dopo aver pescato in abbondanza decise di fare un bagno in acqua.
Le fanciulle che studiavano storia e geografia sulle rive del lago, alla vista di questo splendido ragazzo senza vesti, arrossirono dall'imbarazzo.
Una di loro, in preda a forti palpitazioni, prese fuoco e morì.
Alle altre non rimase che unirsi alla sua morte per la solita banale solidarietà femminile.

mercoledì 26 settembre 2012

Pistolino il traslocatore.

Quante volte tutti i bambini hanno cambiato casa: due, tre, cento, mille volte forse, ed ogni volta Pistolino era con loro, il traslocatore matto e giocherellone.
La sua ditta di traslochi era vecchia quanto un nonno, e campava grazie a un furgone rosso fiammante con cui girava a destra e a manca, ma soprattutto a manca. 
Pistolino era il miglior traslocatore di tutta Roma. Si narra che i suoi avi avessero addirittura costruito il Colosseo.
E il nome lo dimostra.
Gran lavoratore il nostro Pistolino.
Un giorno la marchesa Giuseppina Accetto di Buongrado dovette traslocare per un problema di formiche in cucina, per cui cercò Pistolino per un trasloco pulito e veloce.
Pistolino non lasciava nulla al caso, per cui, di buona lena e con estrema precisione incartò tutto il contenuto della villa e lo spostò col furgoncino nella nuova abitazione a Villa Borghese.
La marchesa era gran contenta del lavoro svolto e pagò molte cento lire per ringraziare Pistolino.
Preciso e attento come sempre, Pistolino non dimenticò di incartare proprio nulla, nemmeno le formiche, una ad una, che rimise al loro posto, proprio dove le aveva trovate, cioè in cucina.
La marchesa si infuriò come una biscia ancora nell’esercizio delle sue funzioni e uccise Pistolino con un coltello rovente, mentre le formiche si avventarono sulla nobile Giuseppina Accetto di Buongrado, rosicchiandole la protesi in legno.

mercoledì 19 settembre 2012

Pannolone, la splendida città degli anziani.

C’è un paese nel mondo in cui tutti sono molto anziani: la splendida città di Pannolone.
Pippo Tommasino, il nipotino più giovane del paese, disse: “Basta con questi vecchi, ci vuole giovanilismo! Basta con questa cosa che le persone vivono tanto. Da domani bisogna vivere di meno, che sennò non va bene, e poi si fa troppo baccano!”
Tutti seguirono subito il consiglio del saggio bambino, finché dopo un po’ capirono che si trattava di una cavolata galattica e lo soppressero con la varechina e un po’ di gesso mentolato.

mercoledì 5 settembre 2012

Il principe cane e la regina slovacca.

Nella lontana terra di Germinario, c’era un principe con la faccia di cane e sua mamma, la regina Slovacca proprio non se ne faceva una ragione.
Come poteva un bel ragazzo come il suo figliolo avere quella brutta faccia di cane?
“Che fare?”, si domandava notte e giorno, lasciando al suo consorte tutto il resto delle faccende.
La regina in effetti era troppo occupata a chiedersi “che fare?”
Quando al compimento dei diciotto anni si scoprì che in realtà la faccia di cane era un adesivo facilmente staccabile con un po’ di sapone, fu subito festa, con palloncini, spumanti, donne vergini e non, carte, briscole e tanti tanti balli sfrenati, che durarono fino all’alba, quando un petardo ricordò a tutti che erano le sei e bisognava avviarsi sul luogo di lavoro.
Ah, se solo quel petardo fosse esploso in cielo.





lunedì 27 agosto 2012

Salsa, bachata e merengue.

Nella scuola di danza di Cirolito Moreno Sauselito Saudagi de Bahia, si faceva la fila per imparare l’arte sopraffina del ballo caraibico. Salsa, merengue e bachata erano le sue specialità.
Tutte le donne erano impunemente innamorate di Cirolito e non vedevano l’ora che facesse notte per sognarlo nottetempo e raccontarlo alle vicine curiose e pettegole.
Ma Cirolito aveva solo una donna nel suo cuore: Joaa Rigoberta de Fango Viziosa Buenos Aires, una bellissima donna di un metro e venti con il fascino di una danzatrice del ventre e il corpo di un guerriero Masai.
Cirolito Moreno Sauselito Saudagi de Bahia e Joaa Rigoberta de Fango Viziosa Buenos Aires ebbero un figlio: Merolito Moreno Sauselito Saudagi de Bahia Rigoberta de Fango Viziosa Buenos Aires, e siccome il suo nome fu anche la prima parola che il bimbo pronunciò, il piccolo morì subito di infarto.

lunedì 20 agosto 2012

Il ghiro e i sei nanetti.


C'era una volta un ghiro bianco nero dal nome Signorino.
Signorino era morbido e candido come un ghiro, ma dormiglione e sonnolento come un ghiro.
Un giorno d'estate, decise di ripararsi dal troppo caldo in una casa piccola e carina.
Vi entrò, a tratti, e si addormentò su di un morbido lettuccio con doghe in legno, coperte in legno e cuscini in legno.
Al suo risveglio 6 nani con tanto di cappello e sorriso buffo lo guardavano incuriositi.
Chi sei? disse il primo.
Cosa vuoi? disse il secondo.
Che ci fai? disse il terzo.
Chi sei? Disse il quarto.
Ehi, l'ho già chiesto io! disse il primo.
E si menarono tutti di santa ragione morendo tutti di botte e insanguinati.

giovedì 2 agosto 2012

Tre mucche al matrimonio.

Rodrigo e Calandra erano due giovani promessi sposi che si stavano per unire in matrimonio nella chiesetta di paese di New York City Boy.
Tutto era pronto, banchetto, sedie, tavoli, il banchetto, l’altare, la torta, trionfo di prosciutto in salsa di melone e salsa di prosciutto in profumo di cotone.
Tutto perfettamente pronto e apparecchiato come fosse un matrimonio splendido.
All’improvviso tre mucche, arrabbiate come tori, irruppero nella festa, infuriate poiché nessuno le aveva invitate.
Per riparare, i genitori degli sposi le fecero accomodare al tavolo delle zitelle, il solito tavolo buio e triste senza fiori e candele profumate. Tanto, dicevano, quelle chi le vede?
Renzo, il fotografo del matrimonio, volle immortalarle in una foto di gruppo, ma il flash fu talmente forte che morirono carbonizzate.
In sala si diffuse, così, un sublime profumo di barbeque.



martedì 31 luglio 2012

Il lupo e la luna.

Se c’è un animale che ulula veramente benissimo è sicuramente il lupo.
Gli viene quasi naturale.
Quel lunedì il lupo Pino era perseguitato da una piccola farfallina che lo inseguiva inferocita.
E tutti sappiamo quanto possano essere moleste le farfalle inferocite.
Il lupo Pino era davvero spaventato.
Ma la farfalla imperterrita lo inseguiva malevola e astiosa.
Nessuno seppe mai la ragione di questa inimicizia tra il lupo e la farfalla, ma tutti conoscevano il legame che univa il lupo alla criminalità organizzata, che decise di intervenire murando la farfallina all’interno di una colonnina di cemento.
Quanto conta, a volte, avere le amicizie giuste.


giovedì 26 luglio 2012

Il gigante e la bambina.

Lassù sui monti Luciani viveva un gigante dal nome esotico: Gigante.

Non aveva amici perché tutti lo trattavano con indifferenza facendo finta di non notarlo, e lui che si sentiva superiore non li curava, lasciandoli morire di infanzia e inimicizia.
Solo una bambina gli era amica e il suo nome era Lorezia.
Lorezia voleva un sacco di bene al gigante, ricambiata.
Si preoccupava sempre molto per lui. 
Gigante stai bene?
Vuoi un po’ di pasta?
Ti porto del maiale?
Hai fame?
Stai bene?
Hai sete?
Hai sonno?
Hai qualcosa?
Posso aiutarti in qualsiasi modo?
Hai voglia di un po’ di melanzane?
Una sogliola?
Vuoi un giornale e o un libro?
Ti porto una televisione?
Il gigante Gigante, stufo di tutte quelle domande, la schiacciò con il suo piedone.

martedì 24 luglio 2012

Loculista senza apostrofo.

C’era una volta un uomo chiamato Marionetto. Di lavoro faceva l’oculista.
Per un banale disguido all’ufficio del lavoro, però, risultava Loculista.
Tutti quanti erroneamente pensavano si occupasse di vendere loculi nei cimiteri, quando invece il povero Marionetto era specializzato in cataratte.
Che disgrazia immane.
Tutti lo chiamavano a tutte le ore per chiedere di loculi in offerta, i 3 per 2, e gli sconti famiglia.
Lui invece si intendeva di occhi.
Esasperato, indignato, furente e furetto, in preda alla disperazione, un giorno pensò bene di uccidersi tagliandosi fortemente i capelli.
E morì.
Così.

venerdì 13 luglio 2012

Dama Verona e il vestito senza filo.

Verona era una dama che viveva nella corte del duca Avellino da Sirmione nei pressi di Napoli.
La mamma di Verona, Genova, le aveva insegnato a cucire senza filo.
Come potesse accadere questo prodigio non è dato a sapersi.
Fatto sta che ogni vestito che confezionava con le sue mani era uno splendore ricco di magia.
Una sera Verona e Avellino da Sirmione furono invitati a Sirmione alla grande festa tenuta nella tenuta del conte Massa Carrara.
Preparò per sé un vestito lungo e per il duca un vestito lungo, dato che era inverno pieno e freddo freddo.
Così, Verona di Genova, da Napoli, partì con Avellino da Sirmione per Sirmione verso Massa Carrara.
Quella sera tutto era stupendo a parte il fulmine che colpì Verona facendola cadere rovinosamente su Avellino e provocando la tragedia che tutti noi possiamo immaginare.

mercoledì 11 luglio 2012

La mosca marrana.


Ci sono degli insetti che danno fastidio solo a pensarli.
Nella antica città di Gimmefive c’era un vecchio detto articolato ma intelligente: “mai aprire le finestre”!
La città era infatti totalmente infestata dagli insetti più brutti, molesti e grattacapi della storia recente e contemporanea.
Fior di storici appassirono alla vista di cotanti insetti.
Avevano dei pungiglioni acutissimi e lunghissimi e tutti si barricavano in casa per non farsi pigliare.
Tutti tranne Vilipendio, il giovane fabbro marocchino.
Il nostro novello Nerone bruciò l’intera città per debellare il male e insieme al male le vittime.
Un disastro di proporzioni immani ma di pregevole impatto mediatico.

martedì 10 luglio 2012

La storia del drago che visse nel paese ignifugo.

In Renania viveva un drago felice da almeno milleduecento generazioni.
Dalla felicità sputava fuoco ovunque, cosa che costrinse la gente a costruire un paese ignifugo.
Non fu facile perché il drago sputava un fuoco davvero caldo, non come i fuochi normali che si sentono in giro quando si cammina.
Questo fuoco era davvero bollente, roba che ci si poteva anche bruciacchiare.
Tutti temevano il drago, tranne Rocchino, il bimbo buono e ignifugo, che amava parlare col drago senza sosta o divieto di fermata.
Davvero un drago, il bambino che parlava col drago.
Il bimbo Rocchino gli strinse anche la zampa in segno di amicizia.
La cosa però fece infezione e il drago morì di colpo.
Proprio da un momento all’altro.
Così.

lunedì 9 luglio 2012

Il pavone vanitoso.


Un giovedì di mille anni fa, a febbario inoltrato (quasi aprile), tutti i contadini delle campagne contadine si riunirono nella più grande fiera di animali della contea.
Chi portava un gatto, chi un cane, chi un topo, chi un gallo, ma soprattutto il piccolo Chi portò un pavone.
Chi era un bambino cresciuto all’ombra del Vesuvio, quindi molto pallido ma pieno di polvere.
Chi, nome celtico di origine abruzzese, crebbe questo pavone dalle piume colorate con molto amore e pane secco.
C’era però un problema. Questo pavone se la tirava tantissimo, come fosse l’unico pavone sulla faccia della Terra, anche se mille anni fa, non è che la faccia della Terra fosse poi ancora così grande.
Eppure questo pavone si vantava e si vantava e si vantava che alla fine tutti lo lasciarono solo come un pollo.
Ma lui, essendo un pavone, ebbe una crisi d’identità e morì.

venerdì 6 luglio 2012

La regina va al mare e il re va in montagna.


Chi l’ha detto che bisogna andare sempre d’amore e d’accordo?
Chi?
Certe cose proprio non si sanno.
Nello stato di Carcassa, il re e la regina Carcassa non andavano affatto d’accordo.
Uno diceva: “Che ore sono”?
E l’altra rispondeva: “No grazie, non ho fame”.
Proprio non si capivano.
Così il re un giorno se ne andò in vacanza al mare e la regina in montagna, convinti di andare in vacanza insieme.
Bella sciocchezza!
Arrivati a destinazione non riuscivano a trovarsi.
Si cercarono e si cercarono e si cercarono ma niente.
Non ci fu verso.
Di loro non si seppe più nulla.
Anzi, si seppe qualcosina ma nulla di importante.
Quisquiglie.

martedì 3 luglio 2012

L'uccellino Oibò e la strega Vacacà.


Nel bosco Pignoletto, viveva un tenero uccellino.
Renzo Piano gli aveva progettato un nido uso abitazione, vista mare, termoautonomo, ampio parcheggio, posizionato su un ramo molto somigliante a quello che volge verso il lago di Como.
L'uccellino, sempre allegro e felice, si chiamava Oibò, poiché era continuamente triste.
Un giorno incontrò la strega Vacacà che gironzolava con la sua scopa tra gli arbusti.
L'uccellino la guardò e implorante le chiese: “Strega, mi chiamo Oibò. Potresti rendermi felice?”
La strega lo uccise a colpi di scopa dicendo: “Così impari a chiamarmi Strega! Io sono solo una dimostratrice di scope!”
Oibò fece Oibò e morì.
Poi, cadendo dal ramo si fece male e morì.

lunedì 2 luglio 2012

Di venere e di marte non si sposa e non si parte.

I proverbi hanno sempre un fondo di verità.
Chi va con lo zoppo va sano e va lontano.
Una rondine non fa una piega.
Se il buongiorno si vede dal mattino, la notte porta consiglio.
Non tutti i mali vengono al pettine.
Ma soprattutto Di venere e di marte non si sposa e non si parte.
La sposa Stefania Patata Novella volle però sposare a tutti i costi il suo sposo Rosario Macello sia di venerdì che di martedì, “tanto a me della cattiva sorte non importa poroprio nulla”, diceva, sprezzante del pericolo.
Ma avevano solo 20 anni. Era innocente e sprovveduta.
Ma i proverbi non mentono mai.
Una gran maledizione li colpì immantinente.
Furono costretti a vivere insieme fino ai 140 anni.
Stanchi, stufi e spenti, decisero di togliersi la vita insieme partecipando ad un concorso a premi con in palio una coltellata.

mercoledì 27 giugno 2012

Il principe bruttissimo e la scarpetta.


C'era una volta un principe bruttissimo, talmente brutto che nemmeno i rospi volevano baciarlo.
Era più brutto di una palude puzzolente marrone piena di topi morti e di rane velenose morte di sifilide fulminante morta.
Era proprio orribile.
Una sera a palazzo il re prese il principe da parte, indossò i guanti e strattonandolo con ribrezzo gli disse: “Tu sei brutto! Sbrigati o morirai!”
Il principe, udite quelle parole sagge e intelligenti, decise di cercare la sua sposa, girando per tutte le case del reame con una scarpa in mano.
Quando bussava nessuno gli apriva perché pensavano: “Ma chi è costui così brutto con una scarpa in mano? Sarà un pazzo? Non bisognerebbe riaprire i manicomi? Non bisognerebbe riaprire le case chiuse?”
Ma il principe non si dette per vinto.
Dopo lungo peregrinare, infatti, una anziana signora gli aprì la sua casa, poi infilò gli occhiali e visto quant'era brutto gli gettò violentemente uno zoccolo di ferro in mezzo alla testa uccidendolo nel giro di una buona mezz'oretta.

martedì 26 giugno 2012

Gianni il giaguaro.

Nel caldo deserto del Sahara, viveva un giaguaro chiamato Gianni, proprio perché guardandolo aveva la tipica faccia da Gianni.
Un giorno il giaguaro stava facendo una delle sue camminate digestive.
Guardandosi attorno disse: “Però, qui oggi non c’è un’anima viva!”
Ma degli uomini appostati in gran segreto dissero: “Orpo, un giaguaro che parla!”
Lo catturarono, piazzando una tagliola a forma di donna nuda.
I bracconieri dapprima lo vendettero allo zoo di Unghia, la capitale occidentale di Gamba, poi lo usarono in tv come pubblico dei programmi della domenica per generare polemiche e scandali di cui parlare con gli psicologi dai capelli lunghi.
Alla fine però fu arrostito alla sagra del giaguaro di Rovinate di Sotto in provincia di Milano.
Un panino due euro. Tre panini, cinque.

venerdì 22 giugno 2012

La bacchetta magica di Fata Roberta.


Fata Roberta aveva una bacchetta magica.
Tutti volevano vedere la bacchetta.
Tutti volevano appurare la veridicità di questa bacchetta.
Ben Presto, però, si scoprì che non si trattava di una bacchetta magica, bensì di una barchetta magica, cosa ben diversa.
Avevano capito male tutti quanti.
Secondo un’altra parte politica, era lei che si era spiegata male.
Già, era colpa sua.
Tempo un paio d’ore e la misero alla forca.
Gran brutta fine per Fata Roberta, che poi non era neanche fata, ma fava, fava Roberta.
Era in realtà un legume.
Alla forca il legume!

mercoledì 20 giugno 2012

La dolce fiaba delle 7 bandiere.

Quando una bandiera svetta in cielo è sempre una festa per i bambini.
Quel giorno la bandiera al vento non era una, non due, non tre, non dieci, non quattro, non tre, non undici, non cinque, ma ben sette! Non sei!
I bambini esplosero di felicità, macchiando di sangue tutte le bandiere che comunque si asciugarono al vento.

lunedì 18 giugno 2012

La regina e gli scacchi.


C’era una volta una regina che non riusciva mai a vincere ad un gioco di società, dal ramino alla dama.
Nonostante le sue serve e le sue donne di compagnia facessero di tutto per perdere o per farla vincere, lei proprio non riusciva.
E questa disdetta continua era fonte di grande dolore, acredine e tristume.
Perdeva a carte, ruote delle fortune, enalotti, cacce ai tesori, lippe, palle avvelenate, bolle di sapone, tric trac e sbaraglino.
Non c’era niente da fare.
Era proprio sventurata.
Ma un giorno l’inventore di corte, Martino Redditizio, che ne sapeva una più del diamine, inventò appositamente per lei il gioco degli “scacchi a uno”.
Era matematicamente impossibile perdere.
La regina infatti finalmente poté cominciare a giocare felice e raggiante, almeno fin quando, perseguitata dalla sfortuna, perse ancora, piangendo lacrime amare che nel giro di poco diventarono acide e le corrosero la faccia.

giovedì 14 giugno 2012

Il gatto nero con una vita in più.


Nel mondo ci sono un milione di gatti.
Se contiamo un milione di gatti per 7 vite ciascuno, si arriva a 7 milioni di vite. Una cifra spaventosa se ci pensate.
Ma c’era un gatto che aveva una vita in più.
Gatto Mazzo, il gatto fortunato.
Però anche lui cominciò a perdere vite.
Una la perse al bar, in una scommessa.
La seconda la perse in qualche zaino.
La terza sotto una macchina.
La quarta in un buco.
La quinta per guida in stato d’ebbrezza.
La sesta gli fu confiscata dalla finanza.
La settima la perse ai dadi.
Ma tanto”, disse, “ne ho un’ottava!”
Povero gatto Mazzo.
Era tutto uno scherzo.
Un pesce d’aprile.
Uno scherzo da prete.
Non c’era nessuna ottava vita.
Mazzo morì di crepacuore.
Però lo scherzo bisogna ammettere che riuscì benissimo!
Avercene di scherzi così.

mercoledì 13 giugno 2012

La pecora in vacanza.


Quando una pecora va in vacanza tutto il mondo le sorride.
Le farfalle volano.
Gli uccellini cinguettano.
Il vento soffia.
Le gambe tremano.
Le malattie avanzano e la morte arriva.
Inesorabile.

domenica 10 giugno 2012

Linda e la tartaruga.

C’era una volta una tartaruga che viveva nella casa della piccola Linda, una bambina educata e sempre ben vestita, intestataria di una vasta tenuta di roveti di more.
La tartaruga era davvero vecchia e anzianissima.
Qualcuno era pronto a sostenere che avesse duecento anni, chi diceva trecento.
I bagarini la davano vecchia 10 a 1.
Tutti, chi più chi meno, pensavano fosse vecchia.
Invece la tartaruga era solo vestita in maschera, perché le piaceva fare questi scherzi alla gente.
Una vera tartaruga simpatica con tanto di diploma e certificazione Iso.
Ma era lenta nei suoi scherzi, tant’è che questa cosa che in realtà era giovane e mascherata si scopri tardissimo, che era già morta.
Ma anche quello era uno scherzo, e tutti risero con lei.
Anche la tartaruga rise.
Ma in realtà era uno scherzo perché le tartarughe non ridono.
Aveva solo un registratore acceso nella pancia.
Che forte questa tartaruga! Gabbava tutti in continuazione.
La piccola Linda, che doveva essere coprotagonista della storia, stanca di avere una parte marginale la uccise.
Be’, anche Linda aveva il suo perché.

venerdì 8 giugno 2012

Pirù, lo gnomo sfortunato.

Nel bosco di Franchezza, viveva lo gnomo Pirù, il più basso degli gnomi perché alto circa un centimetro e mezzo.
In tutta Franchezza tutti lo conoscevano come lo gnomo che non finiva le parole.
Infatti, per un problema verbale ereditato da nonna Pacchia, Pirù non era in grado di parlare correttamente.
Una sera andò da mastro Cane a fare la spesa. Gli disse: “Caro Mastro Cane, mi servirebbero per piacere due arance gnome, quattro bacche, un secchio d’acqua fresca, un crine d’asina e del latte di birra.”
Il mastro Cane non capì nulla del suo discorso, ma proprio niente.
Era evidente che Pirù non parlava bene.
Così Pirù gli chiese, scandendo bene le parole: “Mastro Cane, devo forse ripetere quello che le ho appena detto?”
Mastro Cane lo guardò storto.
Povero Pirù, che non si capisce nulla di quello che dice.
Il sindaco di Franchezza, Franchino Carate Brianza, lo soppresse con la ‘nduja calabra.

mercoledì 6 giugno 2012

Rossella, la bimba bassina.

Nella grande città di Arcata Superiore viveva una bambina di nome Rossella. Era tenera e paffuta, ben voluta da tutti, ma con un grosso problema. Era bassa. Nonostante i suoi 5 anni, aveva l’altezza di una bambina e tutti la
prendevano in giro per questo.
SEI UNA BAMBINA! SEI UNA BAMBINA!
E lei piangeva di questo, perché è dura per una bambina essere alta come una bambina.
Si disperava, Rossella.
Suo padre Sergio Mascella le comprò un cane per farle compagnia, ma il cane, che non notò che la bambina bassa era in realtà solo una bambina, se la mangiò.
La morale di questa storia è che se sei bassa, almeno non metterti vicino ad un cane.

lunedì 4 giugno 2012

Il pellicano viaggiatore.


Questa è la storia di Tino il Pellicano, che visse mille vite.
Volando da una città all’altra fece molte conoscenze e per sopravvivere fece tanti lavori.
Fece l’indiano a Nuova Delhi .
La statua a New York.
La punta dell’iceberg in Alaska.
Il tanga a Rio de Janeiro.
L’occhiolino in Cina.
La matrioska in Russia, ma rimase intrappolato e morì.

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