lunedì 16 febbraio 2015

La primavera della volpe.

C’era una volta una volpe che aveva imparato i nomi di tutti i mesi dell’anno: Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile, Maggi, Giugno, Lui, Agosto, Settembre, Settembre, Novembre e Quello.
Certo, non era perfetta, ma cosa si può pretendere da una volpe?
Noncurante del disprezzo dei lettori, la volpe attendeva con davvero molta ansia la primavera, un’ansia talmente forte da provocarle attacchi di panico e dipendenza da farmaci, cosa che la condusse dapprima al manicomio e poi in politica.
La qual cosa la condusse alla forca.

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venerdì 6 febbraio 2015

Il vecchio pazzo

C’era una volta un castello abbandonato sul cocuzzolo di un monte, proprio abbandonato lì a se stesso, senza cure e senza badanti.
All’interno di questo castello buio e marcio viveva un vecchietto di 345 anni di nome Vittorio, ma con la V pronunciata forte.
Vittorio.
I suoi anni cominciavano a pesargli, così si riunì da solo nella immensa stanza delle pozioni e creò il magico intruglio della vitalità, capace di restituire anni e portafogli rubati.
Vittorio scese da 345 a 234 e per poi arrivare a 77 anni.
Una bella età insomma, veneranda ma pur sempre età.
Si guardò allo specchio e si accorse ben presto di aver perso anche una decina di tonnellate di rughe grazie alla pozione.
Era diventato finalmente un bel signore sulla cinquantina, ma di 77 anni.
L’invidia però è una brutta cosa e lo specchio che aveva nei secoli imparato a parlare, lo sfotteva dandogli del pazzo.
Ma una notte, preso dalla vergogna, lo specchio si ruppe in mille pezzi.
Non riuscendo a riattaccarli tutti, il vecchio morì di follia.
Lo specchio aveva ragione.

La regina più bella.

Si sa, tutte le bimbe buone vorrebbero diventare principesse per vestire in modo principesco, vivere in maniera regale e mangiare intere faraone.
Nel castello di Paranoia viveva la principessa più bella della Terra.
Aveva due occhi, dei capelli e una bocca.
Una bellezza indescrivibile.
Aveva un codazzo interminabile di spasimanti e ogni suo desiderio era un ordine.
Tutti erano ai suoi piedi, ma non le scarpe, poichè aveva un unico grande difetto: un porro enorme sul calcagno.
Mago Cataldo, però, lo stregone del castello, decise di farle un sortilegio risolutivo.
Così, pronunciò la parola magica.
“Svitol!”, disse, e il porro magicamente si svitò.
E insieme a quello si svitò anche il piede, le gambe, il corpo, i corpi degli altri e gran parte del mondo intero.
Accidenti, che parola magica potentissima!

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