martedì 9 giugno 2015

Biagio e il pianoforte.

Una volta un uomo di nome Arthur vendette un pianoforte a un vecchio rigattiere.
Un pianoforte come tutti gli altri, si dirà.
No, signori cari, un pianoforte magico in grado di suonare senza l’ausilio delle mani.
Il pianoforte, infatti, suonava al solo pensiero.
Un vecchio ragazzino delle Asturie, innamorato della musica barocca e delle sonate allegre, acquistò lo strumento per 4 soldi, racimolati svolgendo 4 lavori diversi.
Lo portò in casa e lo posizionò vicino al gatto.
Il ragazzino, di nome Biagio, notò che il piano cominciò a suonare una melodia tipica da gatto.
Stupito, avvicinò al piano una scarpa e il piano prese a suonare una tipica melodia da scarpa.
Infine, pervaso dalla meraviglia, decise di avvicinarsi egli stesso: il piano cominciò a suonare una melodia da carciofone.
Il ragazzino Biagio, si sentì offeso e umiliato.
Fece una strage del gatto, strangolandolo con tutte e tre le mani.

lunedì 8 giugno 2015

La maestra birichina.

Tutti i bravi bambini che studiano si meritano la tanto sudata promozione e ovviamente anche un po’ di deodorante.
I bambini cattivi invece, o quelli più somarelli, meritano botte, bacchettate, mazzate sulle gengive, legnate e note sul registro.
Nella scuola "Aldo Maria Cospirazionale" dedicata all'illustre scopritore di modelle, i bambini erano tutti somari, proprio perché pensavano solo e soltanto ai giocattoli e al denaro.
La maestra Ludovica Malaparata era costretta a usare le maniere forti, a partire dal semplice rimprovero al bidello financo all'utilizzo del gesso per scrivere sulla lavagna.
Metodi poco ortodossi che le valsero il soprannome di “Maestraccia”.
Un giorno però un bambino ripetente e particolarmente indisciplinato le fece perdere la pazienza talmente tanto che fu costretta a togliergli la parola togliendogli la bocca. E, giusto per non far sentire il resto della classe esclusa dal gioco, a togliere le bocche a tutti i bambini boccamuniti.
Nella scuola, finalmente, ritornò la pace per anni.

venerdì 5 giugno 2015

Il trapezista volante del circo Ratabù.

Nel mondo vi sono spettacoli viaggianti di ogni tipo e, al loro seguito, artisti preparati e abili nella loro arte.
Il circo Ratabù, poi, era famoso nel regno di Suppergiù per la bravura del trapezista Malibù, il più abile atleta dell'intero tendone, figlio del celebre clown Cuccurù e della donna Scimmia, famosa per il suo numero delle 7 dita.
Il trapezista Malibù era noto per i suoi numeri incredibili, perfetti a tal punto da strabuzzare gli occhi fino a strabuzzarli.
Per eseguire a menadito i suoi volteggi, era solito allenarsi dalla mattina alla sera, con una pausa per un pranzo al volo, rapido e frugale.
Una sera però, durante lo spettacolo delle 8, il pubblico esplose in un’ovazione, producendo morte e diversi contusi.
 

giovedì 4 giugno 2015

Tesorino, il bimbo campione.

Lassù sulle montagne viveva una famiglia talmente felice che la loro casa era sempre piena di sole, di alberi in fiore e di brutte bestie monocorno con le ali.
Tesorino era un piccolo campione in carica di diversi sport invernali, praticati tutti rigorosamente al chiuso: supergigante o super G, surf-ski, snow surf, ski-roll, slittino su ghiaccio, sci di fondo su ghiaccio e staffetta su ghiaccio.
Era un campione in ciascuna disciplina.
Grazie al metodo del suo maestro di sci, il teutonico Aristoteles Papadopulos, aveva imparato a vincere ogni gara grazie ad un trucchetto tanto semplice quanto efficace: uccidere tutti gli avversari.
Ben presto non ci fu più nessuno contro cui gareggiare e Tesorino si impiccò dalla disperazione e la famiglia continuò ad essere felice poiché vi era comunque una bocca in meno da sfamare.

venerdì 22 maggio 2015

Il gambero che voleva andare avanti.


C’era una volta un gambero giovane, di quelli che li vedi per strada che indossano le cuffiette, i pantaloni a vita bassa che fanno tendenza e portano le mutande di fuori che sennò gli amici ti giudicano male.
Era un gambero davvero forte, di quelli che non gli daresti una lira ma magari una casa gliela potresti anche intestare.
La cosa bella del gambero era che era stanco di andare indietro.
Lui era giovane e guardava avanti.
Era in tutti i centri sociali, guardava MTV, aveva il casco aerografato, truccava all’ultima moda i motorini finché divenne sindacalista, poi progressista, fino a quando arrivò a guidare la marcia che portò alla controriforma del ’19 e al congresso dei gamberi, che sancì a gran voce la sua morte.

mercoledì 6 maggio 2015

La capanna bandonata.

La fattoria di mastro Liborio era la più frequentata da tutti i mungitori di vacche della valle.
Il loro latte era veramente buono, ma buono per davvero, non quelle cose che le assaggi e dici che non sanno di niente.
Buono proprio.
Ragion per cui i caseifici facevano a gara per accaparrarselo, cosa di cui la politica sta ancora discutendo.
Da esso si producevano mozzarelle, burrate, ricotta, latte, ricotta, burrate e mozzarelle al liquore, una gustosa specialità della Latteria di Gianna Marianna, in via Ponticello al civico 2.
Prezzi modici e cortesia da vendere.
Una forte scossa di terremoto però, unita ad un tornado ferocissimo e ad un maremoto tremendo, devastarono la zona travolgendo la fattoria di mastro Liborio, vacche e mungitori.
La capanna rimase dapprima abbandonata, poi invece rimase bandonata, la cosa peggiore che possa succedere ad una catapecchia.
Fu per questo che la catapecchia, che già il nome non è bellissimo, si suicidò gettandosi giù da un dirupo anch’esso bandonato.
Una fine tragica ma divertente, se si pensa alla scena ripresa per intero e trasmessa in tv con le risate di sottofondo.

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martedì 3 marzo 2015

La gallina Cocò e la mano fatata.

Nell'aia in fondo al villaggio viveva felice la gallina Cocò e un codazzo intero di galli spasimanti che vivevano per lei.
Il frate contadino che soleva accudirli dette un nome a ciascuno di loro: c'era il gallo Emilio, Cadeddu, Ferdinando, Matrimonio, Loberto, Rancesco, Anco, Marzio e Tullio Ostilio.
E poi il più vecchio di tutti: Testacieca l'aveva chiamato, poiché aveva una zampa rotta.
La gallina Cocò, da vera signora qual era, starnazzava come una sciantosa lungo tutto il perimetro dell'aia, finché un giorno una mano fatata non la prese per il collo, uccidendola.
Cocò finì in brodo e molti bambini che ne bevvero vissero felici e contenti.

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lunedì 16 febbraio 2015

La primavera della volpe.

C’era una volta una volpe che aveva imparato i nomi di tutti i mesi dell’anno: Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile, Maggi, Giugno, Lui, Agosto, Settembre, Settembre, Novembre e Quello.
Certo, non era perfetta, ma cosa si può pretendere da una volpe?
Noncurante del disprezzo dei lettori, la volpe attendeva con davvero molta ansia la primavera, un’ansia talmente forte da provocarle attacchi di panico e dipendenza da farmaci, cosa che la condusse dapprima al manicomio e poi in politica.
La qual cosa la condusse alla forca.

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venerdì 6 febbraio 2015

Il vecchio pazzo

C’era una volta un castello abbandonato sul cocuzzolo di un monte, proprio abbandonato lì a se stesso, senza cure e senza badanti.
All’interno di questo castello buio e marcio viveva un vecchietto di 345 anni di nome Vittorio, ma con la V pronunciata forte.
Vittorio.
I suoi anni cominciavano a pesargli, così si riunì da solo nella immensa stanza delle pozioni e creò il magico intruglio della vitalità, capace di restituire anni e portafogli rubati.
Vittorio scese da 345 a 234 e per poi arrivare a 77 anni.
Una bella età insomma, veneranda ma pur sempre età.
Si guardò allo specchio e si accorse ben presto di aver perso anche una decina di tonnellate di rughe grazie alla pozione.
Era diventato finalmente un bel signore sulla cinquantina, ma di 77 anni.
L’invidia però è una brutta cosa e lo specchio che aveva nei secoli imparato a parlare, lo sfotteva dandogli del pazzo.
Ma una notte, preso dalla vergogna, lo specchio si ruppe in mille pezzi.
Non riuscendo a riattaccarli tutti, il vecchio morì di follia.
Lo specchio aveva ragione.

La regina più bella.

Si sa, tutte le bimbe buone vorrebbero diventare principesse per vestire in modo principesco, vivere in maniera regale e mangiare intere faraone.
Nel castello di Paranoia viveva la principessa più bella della Terra.
Aveva due occhi, dei capelli e una bocca.
Una bellezza indescrivibile.
Aveva un codazzo interminabile di spasimanti e ogni suo desiderio era un ordine.
Tutti erano ai suoi piedi, ma non le scarpe, poichè aveva un unico grande difetto: un porro enorme sul calcagno.
Mago Cataldo, però, lo stregone del castello, decise di farle un sortilegio risolutivo.
Così, pronunciò la parola magica.
“Svitol!”, disse, e il porro magicamente si svitò.
E insieme a quello si svitò anche il piede, le gambe, il corpo, i corpi degli altri e gran parte del mondo intero.
Accidenti, che parola magica potentissima!

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